Ayrton

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“Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota…. e corro veloce per la mia strada anche se non è più la stessa strada anche se non è più la stessa cosa..”

Il 1 maggio prossimo saranno 20 anni da quando uno dei più grandi miti di miti dello sport di tutti i tempi se ne è andato. Quella domenica fu tragica per tutti. Anche per quelli che come me non sono grandi appassionati di Formula Uno.
Fu un week end terribile quello del Gran Premio di San Marino 1994. Il sabato durante le prove era già morto il pilota austriaco Roland Ratzenberger, e il giorno prima Rubens Barrichello aveva rischiato la stessa sorte in un incidente terribile, uscendone miracolosamente illeso. Ma la domenica, al settimo giro del gran premio, quando capimmo che la macchina che si era schiantata alla curva del Tamburello era quella di Senna, e quando le prime immagini mostrarono che il pilota all’interno della Williams non dava alcun segno di vita, il sentimento che mi pervase fu stupore oltre alla comprensibile preoccupazione. Perché Senna era diverso dagli altri. Come se a Senna non potesse succedere una cosa del genere.
Fu proprio questa discesa dall’immaginario alla realtà, che diede l’ispirazione a Paolo Montevecchi, un artista cesenate diviso fra musica e teatro, che scrisse quasi di getto questa canzone pochi giorni dopo quel tragico giorno. Le case discografiche a cui Paolo propose il brano (già corredato di video montato sulle immagini del campione) non credettero nelle sue capacità di interprete, e gli chiusero la porta. Lui insistette e portò alla Pressing di Lucio Dalla la canzone. Lucio, dall’alto della sua arte, comprese che gli era capitato fra le mani un capolavoro, tanto che volle cantare la canzone lasciandola così com’era, senza cambiare assolutamente niente. A parte una cosa: il titolo. In origine infatti il brano si intitolava “Il circo”. Dalla volle chiamarlo “Ayrton”.
Nel luglio 1996, un paio di mesi prima dell’uscita del disco “Canzoni”, uno stretto collaboratore di Lucio Dalla mi disse che erano ancora incerti sul singolo che avrebbe fatto da guida al cd. Il dubbio era fra “Ayrton” e “Canzone”. In un breve viaggio in macchina da San Marino alla discoteca Bandiera Gialla di Rimini me le fece sentire entrambe.
Ricordo perfettamente che l’ascolto di “Ayrton” mi lasciò quasi stordito. Mi si gelò il sangue. La bellezza del testo, la magnifica interpretazione di Dalla, l’arrangiamento essenziale con quel rumore di auto da corsa in sottofondo, lontano, quasi che ormai fosse già successo tutto e che quel suono fosse già attutito dalla distanza fra il mondo terreno e un mondo diverso. E una frase di una bellezza assoluta che porto ad esempio per dimostrare ai miei allievi come la parola possa avere una forza descrittiva devastante: “Ho capito che Dio mi aveva dato il potere di far tornare indietro il mondo rimbalzando nella curva insieme a me”.
Rimasi in silenzio per parecchi minuti. Ascoltai anche “Canzone”, ma molto distrattamente, ancora sotto shock dopo aver ascoltato “Ayrton”.
Dalla e il suo staff scelsero “Canzone” come singolo. Ed ebbero ragione, perché è una bellissima canzone ed è molto più adatta per le radio, oltre ad avere un ritornello potentissimo. Requisiti che “Ayrton” non ha.
L’album “Canzoni” fu un successo strepitoso, con più di un milione di copie vendute, numeri importanti anche in epoche non ancora condizionate da internet. Ma per me quel disco rimane e rimarrà sempre il disco di “Ayrton”.

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